Tra solidarietà e profitto
Il profit al servizio del non-profit

Di Mimi Lepori Bonetti



L'imprenditore ha il compito di realizzare degli utili e a fine anno, dopo aver assolto i diversi impegni, incrementare il patrimonio personale. Forse in questo periodo di crisi economica non è più così scontato che alla fine dell'anno ci sia ancora qualcosa da incamerare, comunque questa è la prassi che accompagna l'idea stessa di imprenditore, è la filosofia portante dell'esperienza imprenditoriale che conosciamo normalmente. La novità, ascoltata durante una conferenza del ciclo organizzato dall'Associazione imprenditori cristiani su diversi modelli di economia, ci apre a una nuova coniugazione. Profitti, utili coniugati con situazioni di povertà assoluta, con progetti di solidarietà realizzati nei Paesi più poveri. Infondo la formula è semplice: dall'utile della mia azienda una parte lo dedico al bene dell'impresa, manutenzione o acquisto di nuovo macchinario, una parte ai poveri attraverso progetti di solidarietà e l'ultima parte lo investo in corsi di formazione per permettere che questa cultura - la cultura del dare - diventi coscienza di molti.

Ascoltando i coniugi Giuliana e Giovanni Bertagna di Brescia e il giovane Jean Michel Besson del Cantone Vallese mentre ci spiegano e ci comunicano questa esperienza sembra normale che si possa giungere a questo distacco dal soldo, dal proprio guadagno. La realtà, e noi tutti lo sappiamo, non è così perché ciò che io produco, ciò che io guadagno appartiene fondamentalmente a me, alla mia famiglia. Solo in un secondo momento, magari sollecitati dalle polizze verdi che arrivano in casa, ci sentiamo di dare, di donare il superfluo ad altri.

La realtà di imprenditori nata attorno all'economica di comunione vive un'esperienza nuova, diversa, centrata sulla cultura del donare, come esperienza fondamentale del proprio lavoro. L'esperienza è nata nel 1991 in Brasile; durante un viaggio Chiara Lubic, fondatrice del movimento dei focolarini, di fronte alla misera e alla povertà assoluta ha un'idea, semplice, ma geniale. Ogni persona è chiamata a mettere a frutto i suoi talenti in un'esperienza imprenditoriale dove oltre a creare lavoro gli utili vengono impiegati in gesti di solidarietà. La novità sta qui: la mia imprenditorialità viene impiegata per il bene di qualcuno. I due imprenditori presenti alla serata hanno insistito nel dire che questa esperienza è possibile a tutti. Non bisogna essere necessariamente dei credenti o far parte di questo o quell'altro movimento. La cultura del donare è possibile a tutti, è infondo iscritta nel DNA di ogni persona. E questo un modo diverso di guardare all'economia e alla persona. Anche CARITAS, così come altre associazioni del terzo settore beneficiano della capacità di imprenditori di concepire il loro profit al servizio del non profit. Un esempio concreto lo abbiamo avuto con l'imprenditore Egidio Cattaneo che grazie all'idea geniale "per ogni litro di benzina 0.5cts in opere di solidarietà" ha devoluto anche quest'anno centoventimila franchi ad associazioni sociali che operano in Ticino. Il privato sociale, il settore del non profit oggi in larga misura sussidiato dal Cantone deve trovare nuove forme finanziare per far fronte ai suoi impegni nel campo della solidarietà. Questa, dell'economia di comunione, sono piste interessanti che possono aprire nuove piste di finanziamento e soprattutto un modo diverso di guardare all'economia e alla società.